Cozze alla tarantina
Ingredienti:
- 1 kg di cozze
- Cozze
- 400 g di polpa di pomodoro
- Polpa di pomodoro
- Prezzemolo fresco q.b.
- Prezzemolo
- 100 ml di vino bianco
- Vino bianco
- 2 spicchi d’aglio
- Aglio
- 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva
- Olio d'oliva
- Pepe q.b.
- Pepe
- Sale q.b.
- Sale
Cozze, aglio, prezzemolo, pepe, olio, pomodori e vino bianco: ecco gli ingredienti necessari per realizzare questa gustosa, ma semplice pietanza. Solo un avvertimento: accertatevi che i molluschi siano freschi!
Se volete sapere nel dettaglio come si fanno le cozze alla tarantina, continuate la lettura: scoprirete quanto sia facile preparare questo piatto secondo la buona tradizione tarantina!
Mettete quindi sul fuoco una padella capiente: versatevi 3 cucchiai circa di olio, aggiungete uno spicchio d’aglio e un po' di prezzemolo (entrambi finemente tritati). Fate leggermente scaldare e subito dopo mettete anche le cozze che bagnerete con il vino bianco e lascerete sfumare. Coprite e spegnete quando si saranno aperte. A questo punto lasciatele raffreddare un po', dopodiché eliminate le cozze rimaste chiuse e le eventuali valve vuote. Filtrate il liquido di cottura senza eliminarlo, ma tenendolo da parte perché lo riutilizzerete a breve.
In un tegame fate imbiondire l'altro spicchio d’aglio in un paio di cucchiai d'olio: aggiungete la polpa di pomodoro, un pizzico di sale e un po’ di pepe. Proseguite la cottura a fiamma dolce per alcuni minuti.
È ora il momento di unire le cozze al sugo di pomodoro, diluendo il tutto con il loro liquido di cottura prima filtrato. A fiamma dolce continuate la cottura per pochi minuti, tanto quanto basta per far restringere un po' il sugo. Prima di servire, aggiungete un’altra spolverizzata di pepe e un po' di prezzemolo fresco spezzettato con le mani.
Le vostre cozze alla tarantina sono pronte da servire: buon appetito!
Attenzione nell'utilizzo del sale: moderate le quantità perché le cozze rilasceranno il loro nel liquido di cottura che poi unirete al sugo di pomodoro.
Nella ricetta che avete appena letto abbiamo inserito tutti gli ingredienti delle cozze alla tarantina tranne uno che, anche se non serve esattamente per la preparazione del piatto, lo completa alla perfezione: stiamo naturalmente parlando del pane (possibilmente pugliese) abbrustolito. Servire le cozze alla tarantina senza qualche fetta di un buon pane leggermente tostato sarebbe come portare in tavola una carbonara preparata senza guanciale! Accompagnate il piatto anche con un buon vino bianco, magari lo stesso che avete utilizzato per la cottura.
Ecco la ricetta. Iniziate tagliando sia la cipolla che le patate (sbucciate) a fette sottili. Tagliate i pomodori a pezzetti e conditeli con poco olio, sale e pepe. In una terrina mischiate un mazzetto di prezzemolo tritato con qualche cucchiaio di pangrattato e una manciata abbondante (circa 50 g) di Pecorino grattugiato, in modo da ottenere una panatura uniforme. Preparate quindi le cozze: dopo averle pulite per bene, fatele aprire a fuoco basso in una padella, bagnandole con del vino. Quando saranno pronte eliminate quelle che non si sono aperte ed estraete le altre dai gusci. Filtrate il sughetto di cottura delle cozze e tenete il tutto da parte.
Ora prendete la teglia, ungetela per bene e iniziate ad assemblare il piatto: formate un primo strato di cipolle e patate, poi uno strato di pomodori, che andrete a coprire con un velo di panatura. Distribuite un po' di cozze e sopra le cozze formate uno strato uniforme di riso crudo. Proseguite così alternando i vari strati, finché non avrete esaurito gli ingredienti. Alla fine, bagnate l'ultimo strato con il liquido di cottura delle cozze filtrato e tenuto da parte. Infornate la teglia e cuocete a 180°C (nel forno già ben caldo) per 45-50 minuti circa!
Usando delle ottime cozze tarantine potrete dare una marcia in più ad un altro classico piatto di mare: l'impepata di cozze. Seguite la traccia di questa ricetta per preparare una favolosa impepata classica.
Se volete realizzare una variante alla tarantina, l'impepata di cozze dovrebbe essere arricchita con qualche pomodoro tagliato a pezzetti o un po' di passata, sebbene sia ottima anche la ricetta tradizionale in bianco. Decidete voi come farla!
Le ricette pugliesi:
Ricette pugliesi
Cercate pietanze genuine che esaltino i sapori autentici del mare e della terra? Ecco un delizioso itinerario gastronomico targato Puglia, che conserva il fascino della tradizione, senza cedere a superflue contaminazioni!
Pittule
Frittelle, castagnole, zeppole, crispelle, non c’è Regione dell’Italia meridionale che non le conosca. In Puglia si chiamano pittule (anche pettue o popizze) e sono deliziosi bocconcini di pasta salata, fritti in olio extravergine d’oliva. Oggi vanno molto di moda come antipasti, ma la tradizione pugliese le annovera tra le specialità di Natale, da preparare allegramente col coinvolgimento dei familiari e consumare, altrettanto allegramente, appena fritte, perché no, proprio davanti ai fornelli!
Involtini di melanzane alla salentina
A ogni località la sua fantasia per farcire gli involtini di melanzane. Nel Salento vanno preparati con mortadella, pecorino e pomodori. Il risultato è un antipasto davvero delizioso, in tutta la sua semplicità.
Troccoli alle vongole
Non si può parlare di cucina pugliese senza nominare i famosi troccoli. Sono come lunghi spaghetti, ruvidi e dalla sezione quadrata, perfetti per essere conditi con sughetti saporiti. Per realizzarli, però, dovrete munirvi di uno speciale mattarello scanalato, il troccolaturo (dal latino turculum) da cui prendono il nome. Se non lo trovate, non preoccupatevi, acquistate i troccoli già fatti e preparateli con tanto di sughetto alle vongole. Gustissimo ha scelto per voi questa ricetta particolarmente amata nel foggiano.
Lampascioni e salsiccia
I lampascioni, o pampasciuni in dialetto, sono una specie vegetale tipica della Puglia e in particolare del Salento. Simili alle cipolle per forma e virtù, abbondano di proprietà curative (diuretiche, digestive, emollienti, antinfiammatorie…). Sarà per questo che il loro impiego nella cucina pugliese è davvero sconfinato. Oggi Gustissimo vi propone lampascioni e salsiccia, un perfetto connubio di sapori rustici.
Taralli scaldatelli
Chi non ha mai assaggiato quei fragranti anellini di pasta e semi di finocchietto cotti al forno? Difficile non trovare i taralli scaldatelli nei supermercati, persino gli autogrill ne sono forniti. Sarà perché sono ottimi da sgranocchiare durante gli spuntini, o ideali per antipasto, magari mentre sorseggiate un buon vino. Alla Puglia va il merito di tanta bontà. Ma ora provate voi a prepararli, perché no, in tutte le loro sfiziose varianti!
Tiella barese
Di probabile influsso spagnolo (si pensi alla paella), la tiella è una pietanza di origine contadina, nata per sfamare l’intera famiglia con ingredienti poveri ma nutrienti, che premiassero una lunga giornata di lavoro nei campi. Col termine tiella (tieed in dialetto) si indicava in realtà il tegame utilizzato per la cottura. Col tempo è diventato il nome proprio di questa squisita preparazione, della quale esistono tante varianti, a seconda delle verdure usate e della presenza di carne o pesce. Due ingredienti però non mancano mai all’appello: riso e patate! Qui Gustissimo vi propone la versione barese alle cozze.
Bruschette salentine
A ogni località la sua bruschetta! Se avete a disposizione del pane casareccio pugliese, grigliatelo e conditelo con aglio, pomodorini, rucola, olio, origano e sale. Porterete in bocca tutto il sapore delle famose bruschette salentine!
Cappello da gendarme
Il cappello da gendarme è una specialità leccese che, per tradizione, viene preparata ogni anno in occasione del carnevale. È una sorta di torta salata dalla particolarissima forma a mezzaluna, farcita con carne e verdure. A vederla, richiama la feluca dei carabinieri. A mangiarla, riporta ai sapori rustici di un tempo.
Grano dei morti
Non fatevi suggestionare dalla lugubre denominazione: il grano dei morti è, infatti, una specialità dolce pugliese legata alla ricorrenza del 2 novembre.
Scarcella barese
A Bari non è Pasqua senza la scarcella. Una trovata fantasiosa per realizzare un grosso biscotto fatto di pasta intrecciata che può assumere le forme più svariate (cestini, conigli, colombe, cuori…). La sua particolarità è però la presenza di uova sode incorporate alla treccia. Secondo la tradizione, il dolce simboleggia la liberazione dal peccato originale: per mangiare la scarcella, le uova vanno appunto “scarcerate” dall’intreccio di pasta! Questo forse, spiegherebbe il suo nome, che in dialetto si pronuncia “scarcedda”.
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