Borghese e Briatore contro la scarsa dedizione al lavoro dei giovani
Da giorni non si fa che parlare dei giovani e della loro scarsa dedizione al lavoro.
Cosa sta succedendo?
Perché chef italiani, come Alessandro Borghese e grandi imprenditori, come Flavio Briatore, hanno alzato un polverone
sull’argomento?
Siamo qui per scoprirlo!
Cosa sta succedendo?
Perché chef italiani, come Alessandro Borghese e grandi imprenditori, come Flavio Briatore, hanno alzato un polverone
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Alessandro Borghese e la bassa propensione al sacrificio delle nuove generazioni
Dopo una lunga crisi portata, in questi due anni, dalla pandemia da Covid-19, ancora una volta gli chef e la ristorazione si trovano a dover affrontare un periodo nero.
Questa volta il problema, però, non è dato da un virus e dalla necessità di tener chiusi i locali per contrastare la diffusione del contagio, ma dall’assenza di personale.
Sì, proprio così! Oggi è diventato particolarmente difficile riuscire a trovare persone disposte a lavorare in quest’ambito, soprattutto durante le festività e i weekend.
Importanti chef del mondo culinario italiano, infatti, hanno sollevato il problema, denunciando la scarsa dedizione al lavoro e al sacrificio tipica dei giovani odierni.
Tra questi c’è Alessandro Borghese, famoso cuoco italiano, conosciuto anche per la sua partecipazione a diversi programmi televisivi.
Lo chef negli ultimi giorni si è lamentato del fatto di non riuscire a trovare nei fine settimana, periodo in cui i ristoranti sono particolarmente affollati, personale addetto che si occupi della cucina, del bar o del servire le pietanze al tavolo. Queste le sue parole al Corriere della Sera: “Sa che cosa è successo lo scorso weekend? Quattro defezioni tra i ragazzi della brigata, da gestire all’ultimo minuto, e nessuno disposto a sostituire. Così a cucinare siamo rimasti io e il mio braccio destro: 45 anni io, 47 lui”.
Ebbene sì, il problema della mancanza di gente propensa al sacrificio inizia a farsi sentire più che mai. Lo stesso chef, infatti, afferma che tale difficoltà deriva da una diversa mentalità delle nuove generazioni, le quali richiedono garanzie e uno stipendio più alto per poter svolgere un lavoro di questo tipo. Non sono per nulla propensi al lavorare sodo per potersi guadagnare un buon posto e il successo come, invece, ha fatto Alessandro Borghese ai suoi tempi per diventare ciò che è oggi.
“A me nessuno ha mai regalato nulla”, queste le parole del cuoco italiano, “Mi sono spaccato la schiena io, questo lavoro è fatto di sacrifici e abnegazione. Ho saltato le feste di compleanno delle mie figlie, gli anniversari con mia moglie” e il tutto, lo conferma, per il grande amore che prova per il suo mestiere.
I ragazzi di oggi, invece, preferiscono passare i weekend con gli amici e se decidono di impegnarsi nel lavoro lo fanno con prepotenza e arroganza, convinti di sapere già tutto.
Voi cosa ne pensate di queste affermazioni? Siete d’accordo con Alessandro Borghese o credete che i ragazzi abbiano una buona ragione per il loro comportamento?
Noi restiamo neutrali e lasciamo a voi l’opinione.
Questa volta il problema, però, non è dato da un virus e dalla necessità di tener chiusi i locali per contrastare la diffusione del contagio, ma dall’assenza di personale.
Sì, proprio così! Oggi è diventato particolarmente difficile riuscire a trovare persone disposte a lavorare in quest’ambito, soprattutto durante le festività e i weekend.
Importanti chef del mondo culinario italiano, infatti, hanno sollevato il problema, denunciando la scarsa dedizione al lavoro e al sacrificio tipica dei giovani odierni.
Tra questi c’è Alessandro Borghese, famoso cuoco italiano, conosciuto anche per la sua partecipazione a diversi programmi televisivi.
Lo chef negli ultimi giorni si è lamentato del fatto di non riuscire a trovare nei fine settimana, periodo in cui i ristoranti sono particolarmente affollati, personale addetto che si occupi della cucina, del bar o del servire le pietanze al tavolo. Queste le sue parole al Corriere della Sera: “Sa che cosa è successo lo scorso weekend? Quattro defezioni tra i ragazzi della brigata, da gestire all’ultimo minuto, e nessuno disposto a sostituire. Così a cucinare siamo rimasti io e il mio braccio destro: 45 anni io, 47 lui”.
Ebbene sì, il problema della mancanza di gente propensa al sacrificio inizia a farsi sentire più che mai. Lo stesso chef, infatti, afferma che tale difficoltà deriva da una diversa mentalità delle nuove generazioni, le quali richiedono garanzie e uno stipendio più alto per poter svolgere un lavoro di questo tipo. Non sono per nulla propensi al lavorare sodo per potersi guadagnare un buon posto e il successo come, invece, ha fatto Alessandro Borghese ai suoi tempi per diventare ciò che è oggi.
“A me nessuno ha mai regalato nulla”, queste le parole del cuoco italiano, “Mi sono spaccato la schiena io, questo lavoro è fatto di sacrifici e abnegazione. Ho saltato le feste di compleanno delle mie figlie, gli anniversari con mia moglie” e il tutto, lo conferma, per il grande amore che prova per il suo mestiere.
I ragazzi di oggi, invece, preferiscono passare i weekend con gli amici e se decidono di impegnarsi nel lavoro lo fanno con prepotenza e arroganza, convinti di sapere già tutto.
Voi cosa ne pensate di queste affermazioni? Siete d’accordo con Alessandro Borghese o credete che i ragazzi abbiano una buona ragione per il loro comportamento?
Noi restiamo neutrali e lasciamo a voi l’opinione.
Le critiche sui social contro le parole di Alessandro Borghese e i commenti di altri chef e Flavio Briatore
Dalle parole di Alessandro Borghese sui giovani è nato un movimento di critiche sui social. Si sa, questi ultimi sono il principale mezzo di comunicazione degli stessi ragazzi di cui lo chef parla.
Molti si sono scagliati contro le sue affermazioni ed è emerso un pensiero comune tra tutti i numerosi commenti lasciati dagli utenti: le risorse umane all’interno del mondo della ristorazione vengono gestite in maniera pessima. Non è vero che i giovani sono come lo chef li descrive, ma semplicemente il problema sta nelle paghe basse e nell’elevato sfruttamento che caratterizza questo settore. I giovani non vogliono più essere schiavizzati, per questo preferiscono passare i fine settimana con gli amici e godersi un lavoro che invece li gratifica davvero.
Molti, inoltre, non hanno creduto alle sue parole sul sacrificio, considerandolo una persona privilegiata, in quanto figlio della famosa attrice Barbara Bouchet.
Ad essere d’accordo con Alessandro Borghese, invece, sono gli altri chef.
Giancarlo Perbellini, chef due stelle Michelin, afferma che nei suoi ristornanti non ricevono più curriculum di persone che vorrebbero candidarsi per lavori che vanno da lavapiatti a personale di sala. Poi continua: “Siamo pronti a fare la nostra parte, magari stando chiusi anche due giorni e mezzo a settimana così da permettere ai giovani di avere il tempo di svagarsi”.
Pino Cuttaia, chef due stelle Michelin al ristorante La Madia di Licata, in Sicilia, ritiene addirittura che la formazione non sia abbastanza e adeguata. Secondo il cuoco è possibile che la mancanza di personale sia dovuta ad un cambio generazionale, ma è anche vero che gli istituti alberghieri non sono in grado di motivare come si dovrebbe i propri studenti. Il messaggio che le scuole dovrebbero trasferire è quello della professione del cuoco come vocazione, è un lavoro che vuole passione, attenzione e dedizione.
A confermare le parole di Alessandro Borghese c’è poi Viviana Varese, la quale ritiene che tra i giovani manchi sia la voglia che l’umiltà.
Infine, anche il famoso imprenditore Flavio Briatore ha detto la sua mostrando rammarico nei confronti dell’atteggiamento di alcuni ragazzi: “Cercano lavoro sperando di non trovarlo” e dà la colpa di tutto questo al reddito di cittadinanza introdotto dal governo Italiano come sostegno alle famiglie più in difficoltà. L’imprenditore, infatti, ha numerosi locali anche all’estero, tra cui Dubai e Arabia Saudita in cui afferma di non avere nessun problema di reclutamento del personale. La speranza di Briatore, comunque, è quella che i giovani ritrovino la motivazione, la passione per il lavoro e l’amore per quello che fanno per riuscire a screscere soddisfatti e con un buon bagaglio di esperienze alle spalle.
Molti si sono scagliati contro le sue affermazioni ed è emerso un pensiero comune tra tutti i numerosi commenti lasciati dagli utenti: le risorse umane all’interno del mondo della ristorazione vengono gestite in maniera pessima. Non è vero che i giovani sono come lo chef li descrive, ma semplicemente il problema sta nelle paghe basse e nell’elevato sfruttamento che caratterizza questo settore. I giovani non vogliono più essere schiavizzati, per questo preferiscono passare i fine settimana con gli amici e godersi un lavoro che invece li gratifica davvero.
Molti, inoltre, non hanno creduto alle sue parole sul sacrificio, considerandolo una persona privilegiata, in quanto figlio della famosa attrice Barbara Bouchet.
Ad essere d’accordo con Alessandro Borghese, invece, sono gli altri chef.
Giancarlo Perbellini, chef due stelle Michelin, afferma che nei suoi ristornanti non ricevono più curriculum di persone che vorrebbero candidarsi per lavori che vanno da lavapiatti a personale di sala. Poi continua: “Siamo pronti a fare la nostra parte, magari stando chiusi anche due giorni e mezzo a settimana così da permettere ai giovani di avere il tempo di svagarsi”.
Pino Cuttaia, chef due stelle Michelin al ristorante La Madia di Licata, in Sicilia, ritiene addirittura che la formazione non sia abbastanza e adeguata. Secondo il cuoco è possibile che la mancanza di personale sia dovuta ad un cambio generazionale, ma è anche vero che gli istituti alberghieri non sono in grado di motivare come si dovrebbe i propri studenti. Il messaggio che le scuole dovrebbero trasferire è quello della professione del cuoco come vocazione, è un lavoro che vuole passione, attenzione e dedizione.
A confermare le parole di Alessandro Borghese c’è poi Viviana Varese, la quale ritiene che tra i giovani manchi sia la voglia che l’umiltà.
Infine, anche il famoso imprenditore Flavio Briatore ha detto la sua mostrando rammarico nei confronti dell’atteggiamento di alcuni ragazzi: “Cercano lavoro sperando di non trovarlo” e dà la colpa di tutto questo al reddito di cittadinanza introdotto dal governo Italiano come sostegno alle famiglie più in difficoltà. L’imprenditore, infatti, ha numerosi locali anche all’estero, tra cui Dubai e Arabia Saudita in cui afferma di non avere nessun problema di reclutamento del personale. La speranza di Briatore, comunque, è quella che i giovani ritrovino la motivazione, la passione per il lavoro e l’amore per quello che fanno per riuscire a screscere soddisfatti e con un buon bagaglio di esperienze alle spalle.