Chiacchiere: in dubbio l'origine italiana
Avete presente Mahmood, padre egiziano e madre italiana, il giovane cantante che si è aggiudicato l’ultima edizione del Festival di Sanremo?
Nonostante le numerose polemiche scoppiate sul web al termine del Festival della canzone italiana, Mahmood non ha alcun dubbio sul suo sentirsi al 100% italiano.
Non si può dire lo stesso, invece, sull'origine italiana di quello che è da molti considerato come il simbolo del Carnevale: le chiacchiere.
Nonostante le numerose polemiche scoppiate sul web al termine del Festival della canzone italiana, Mahmood non ha alcun dubbio sul suo sentirsi al 100% italiano.
Non si può dire lo stesso, invece, sull'origine italiana di quello che è da molti considerato come il simbolo del Carnevale: le chiacchiere.
Le prime documentazioni sulle chiacchiere e i suoi antenati
Questo dolce dai numerosi nomi (oltre a chiacchiere, bugie, frappe, cenci o galani in base all'area geografica) ma dal gusto unico, pare infatti sia stato inventato dall'egiziano Atenèo di Naucrati, vissuto tra il II e il III secolo D.C.
L’autore parla di un antenato delle chiacchiere nella sua opera principale, in cui alcuni intellettuali conversano su diverse tematiche durante un banchetto e che, ad un certo punto, citano la ricetta del laganum, la cui traduzione più corretta pare essere “frittella”.
Si tratta in sostanza di un dolce di forma rettangolare, fritto e realizzato con pochi semplici ingredienti tra cui il succo di lattuga, molto di moda a quei tempi. Sostituendo quest’ultimo ingrediente con acqua e latte, ecco che il risultato ottenuto sono proprie le moderne chiacchiere di Carnevale, come le conosciamo noi oggi.
Insomma, di dolci di Carnevale e chiacchiere se ne parla (e mangia!) fin dai tempi più lontani. Un esempio?
Già nell'antica Roma, quando si mangiavano frictilia, vale a dire dolci fritti nel grasso di maiale, durante la festa dei Saturnali; o ancora in un’opera dello scrittore e cuoco Apicio, che spiega la preparazione di frittelle «fritte nello strutto e poi tuffate nel miele».
Ecco a voi un dolce che ha saputo resistere allo scorrere del tempo e che, a distanza di centinaia di anni, continua a rappresentare il Carnevale, una delle feste più sentite in Italia, tanto dai bambini quanto dagli adulti.
Italiano o no, quindi, poco importa! La cosa fondamentale non è sapere da dove arrivano le chiacchiere, chi le ha inventate o come devono essere chiamate: ognuno di noi è libero di scegliere e credere ciò che vuole. Sulla loro bontà, però, siamo sicuramente d’accordo tutti!
L’autore parla di un antenato delle chiacchiere nella sua opera principale, in cui alcuni intellettuali conversano su diverse tematiche durante un banchetto e che, ad un certo punto, citano la ricetta del laganum, la cui traduzione più corretta pare essere “frittella”.
Si tratta in sostanza di un dolce di forma rettangolare, fritto e realizzato con pochi semplici ingredienti tra cui il succo di lattuga, molto di moda a quei tempi. Sostituendo quest’ultimo ingrediente con acqua e latte, ecco che il risultato ottenuto sono proprie le moderne chiacchiere di Carnevale, come le conosciamo noi oggi.
Insomma, di dolci di Carnevale e chiacchiere se ne parla (e mangia!) fin dai tempi più lontani. Un esempio?
Già nell'antica Roma, quando si mangiavano frictilia, vale a dire dolci fritti nel grasso di maiale, durante la festa dei Saturnali; o ancora in un’opera dello scrittore e cuoco Apicio, che spiega la preparazione di frittelle «fritte nello strutto e poi tuffate nel miele».
Ecco a voi un dolce che ha saputo resistere allo scorrere del tempo e che, a distanza di centinaia di anni, continua a rappresentare il Carnevale, una delle feste più sentite in Italia, tanto dai bambini quanto dagli adulti.
Italiano o no, quindi, poco importa! La cosa fondamentale non è sapere da dove arrivano le chiacchiere, chi le ha inventate o come devono essere chiamate: ognuno di noi è libero di scegliere e credere ciò che vuole. Sulla loro bontà, però, siamo sicuramente d’accordo tutti!