Masterchef 10: Aquila vince e spicca il volo
L’edizione numero 10 di Masterchef si è conclusa poche ore fa con la vittoria di Aquila, il maitre di Altamura. L’eterno secondo, come lui stesso si è sempre considerato, questa volta arriva primo e, incredulo, davanti a Barbieri che urla il suo nome, spicca il volo e conquista la vetta di Masterchef 10.
Oggi vi raccontiamo la finale che ieri sera ci ha lasciati tutti con il fiato sospeso davanti la tv.
Oggi vi raccontiamo la finale che ieri sera ci ha lasciati tutti con il fiato sospeso davanti la tv.
La semi-finale e il discorso sull’integrazione di Monir
La semifinale ha visto Aquila, Irene, Antonio e Monir sfidarsi in tre manches: l’imitazione di un piatto a sei mani preparato dai tre giudici, il piatto umile ma stellato di Chicco Cerea e infine i due piatti del numero uno al mondo nella classifica “50 Best Restaurants”: Mauro Colagreco.
In balconata salgono Irene, Aquila ed infine Antonio. Davanti i giudici rimane Monir, soprannominato il survivor, perché è grazie alle sue doti di sopravvivenza, di saper uscire il suo asso dalla manica al momento giusto e dei suoi sapori marocchini che è arrivato ad un passo dalla finale. Monir viene eliminato, ma dietro di sè lascia solo abbracci, sorrisi e un affetto enorme. Stupisce ancora una volta tutti con un discorso sull’integrazione buona e pulita in una Masterclass multiculturale che ci ha mostrato come le cucine internazionali possono solo arricchire quella italiana, senza contrastarla o sovrastarla, vivendo in equilibrio.
È innegabile che questa stagione di Masterchef 10 è stata costellata dalla multiculturalità: Sedighe Sharifi Dahaji originaria di Teheran che ci ha permesso di assaporare gusti iraniani, l’albanese Ilda Muja forte ma fragile o il grande Maxwell Alexander, di New York City ma domiciliato a Roma, ci ha conquistato con il suo savoir faire, la sua eleganza e i suoi piatti da cui traspariva tutta la sua esperienza e i viaggi nel mondo. La dolce Jia Bi Ge: una contaminazione tra la Cina e la Puglia, ha saputo conquistare i giudici per la sua amabilità, per i suoi gusti orientali e con il suo “Jiayou”, espressione cinese di incoraggiamento. Oppure Eduard Lora Alcantara, originario di Santo Domingo, ci ha conquistato per la sua simpatia e per i colori trasmessi nei suoi piatti.
Infine lui, Monir, di origini marocchine, era quello di cui tutti noi avevamo bisogno. In un periodo così pesante e frustrante, la sua simpatia, la sua spontaneità e la sua parlata umbra hanno reso i giovedì sera molto più leggeri.
In balconata salgono Irene, Aquila ed infine Antonio. Davanti i giudici rimane Monir, soprannominato il survivor, perché è grazie alle sue doti di sopravvivenza, di saper uscire il suo asso dalla manica al momento giusto e dei suoi sapori marocchini che è arrivato ad un passo dalla finale. Monir viene eliminato, ma dietro di sè lascia solo abbracci, sorrisi e un affetto enorme. Stupisce ancora una volta tutti con un discorso sull’integrazione buona e pulita in una Masterclass multiculturale che ci ha mostrato come le cucine internazionali possono solo arricchire quella italiana, senza contrastarla o sovrastarla, vivendo in equilibrio.
È innegabile che questa stagione di Masterchef 10 è stata costellata dalla multiculturalità: Sedighe Sharifi Dahaji originaria di Teheran che ci ha permesso di assaporare gusti iraniani, l’albanese Ilda Muja forte ma fragile o il grande Maxwell Alexander, di New York City ma domiciliato a Roma, ci ha conquistato con il suo savoir faire, la sua eleganza e i suoi piatti da cui traspariva tutta la sua esperienza e i viaggi nel mondo. La dolce Jia Bi Ge: una contaminazione tra la Cina e la Puglia, ha saputo conquistare i giudici per la sua amabilità, per i suoi gusti orientali e con il suo “Jiayou”, espressione cinese di incoraggiamento. Oppure Eduard Lora Alcantara, originario di Santo Domingo, ci ha conquistato per la sua simpatia e per i colori trasmessi nei suoi piatti.
Infine lui, Monir, di origini marocchine, era quello di cui tutti noi avevamo bisogno. In un periodo così pesante e frustrante, la sua simpatia, la sua spontaneità e la sua parlata umbra hanno reso i giovedì sera molto più leggeri.
La finale di Masterchef 10
In una masterclass con 21 postazioni, Antonio, Aquila e Irene ne trovano solo tre con i loro nomi. È arrivata la finale così attesa, in cui ognuno dei concorrenti presenterà ai giudici tre menù personali.
Antonio Colasanto, chiamato dai giudici “l’uomo di ghiaccio”, fin dall’inizio ci ha mostrato di essere a conoscenza delle tecniche culinarie. Sempre un passetto davanti agli altri, concentratissimo e strategico, per la finale porta un menù che ricorda la sua famiglia, il suo passato e finalmente mostrando le sue emozioni che tutti noi aspettavamo.
Irene Volpe, la Cenerentola di Masterchef 10, entrata nella cucina di Masterchef piena di vergogna, timidezza e con un problema alimentare alle spalle. Si è fatta spazio nella classe, brillando di luce propria insieme ai suoi coloratissimi capelli. In finale osa e porta un menù non suddiviso in modo classico (antipasto, primo, secondo e dessert) ma in quattro portate tra il dolce e salato, crudista e in parte vegano. “Fuori di testa”, esattamente come si intitola il suo menù, affrontato sempre con il sorriso e la leggerezza di una ventunenne.
Infine, Francesco Aquila ha affrontato l’opportunità che cercava da tutta la vita con spontaneità e solidarietà, aiutando sempre durante le prove quelli che a tutti gli effetti erano i suoi nemici in sfida. Fame di imparare, fame di fare e fame di vincere, questo lo ha sempre contraddistinto durante il talent di cucina. In finale ha saputo unire le sue emozioni, il suo amore per la famiglia e le tecniche imparate in questo percorso con un menù intitolato “A modo mio”. Ed è a modo suo che, passo dopo passo, facendosi amare, ha vinto Masterchef 10, rinvigorendo e portando in tv un valore spesso dimenticato e trascurato: l’amicizia.
Ed è così che si conclude una delle più belle edizioni di Masterchef 10, fatto di abbracci, sorrisi e lacrimucce. Ad insegnarci che la cucina unisce, in tutte le sue sfaccettature.
Antonio Colasanto, chiamato dai giudici “l’uomo di ghiaccio”, fin dall’inizio ci ha mostrato di essere a conoscenza delle tecniche culinarie. Sempre un passetto davanti agli altri, concentratissimo e strategico, per la finale porta un menù che ricorda la sua famiglia, il suo passato e finalmente mostrando le sue emozioni che tutti noi aspettavamo.
Irene Volpe, la Cenerentola di Masterchef 10, entrata nella cucina di Masterchef piena di vergogna, timidezza e con un problema alimentare alle spalle. Si è fatta spazio nella classe, brillando di luce propria insieme ai suoi coloratissimi capelli. In finale osa e porta un menù non suddiviso in modo classico (antipasto, primo, secondo e dessert) ma in quattro portate tra il dolce e salato, crudista e in parte vegano. “Fuori di testa”, esattamente come si intitola il suo menù, affrontato sempre con il sorriso e la leggerezza di una ventunenne.
Infine, Francesco Aquila ha affrontato l’opportunità che cercava da tutta la vita con spontaneità e solidarietà, aiutando sempre durante le prove quelli che a tutti gli effetti erano i suoi nemici in sfida. Fame di imparare, fame di fare e fame di vincere, questo lo ha sempre contraddistinto durante il talent di cucina. In finale ha saputo unire le sue emozioni, il suo amore per la famiglia e le tecniche imparate in questo percorso con un menù intitolato “A modo mio”. Ed è a modo suo che, passo dopo passo, facendosi amare, ha vinto Masterchef 10, rinvigorendo e portando in tv un valore spesso dimenticato e trascurato: l’amicizia.
Ed è così che si conclude una delle più belle edizioni di Masterchef 10, fatto di abbracci, sorrisi e lacrimucce. Ad insegnarci che la cucina unisce, in tutte le sue sfaccettature.