Il colosso americano Pizza Hut ha chiuso per davvero?

La notizia che sta girando in questi giorni per il web ha catturato l’attenzione di tutti i principali giornali: Pizza Hut, la colossale catena americana della pizza “in salsa yankee”, ha dichiarato bancarotta.

Ma è davvero così? Nonostante molte testate qui in Italia esordiscano con titoli sensazionalistici di questo tipo, andando a vedere l’informazione oltreoceano la storia raccontata è ben diversa: non è Pizza Hut ad aver dichiarato bancarotta, bensì NPC International, il più grande franchise degli Stati Uniti, che controlla oltre alla catena di pizzerie anche altri marchi storici come Wendy’s.

Ma c’è di più! Molti giornali riferiscono anche che questa bancarotta sia avvenuta a causa del coronavirus, la pandemia che ha messo in ginocchio tutto il mondo, Stati Uniti in primis. Andando a consultare l’istanza di fallimento, depositata presso il Texas Southern Bankruptcy Court, non c’è nessuna evidenza di questa correlazione. Questa multinazionale dedita al franchising infatti, ha accumulato debiti fino ad un miliardo di dollari, non solo nell’ultimo anno ma anche in tutti quelli passati! Come se non bastasse, Pizza Hut nel periodo di lockdown ha pure registrato un aumento delle vendite, soprattutto tra aprile e maggio!

Per la NFC International a poco è anche servita la partnership di Pizza Hut con la NFL, ossia il campionato di football più seguito in tutti gli Stati Uniti. Questa mossa, che ha fatto tanto scalpore l’anno scorso al momento della sua dichiarazione, probabilmente non era altro che un ultimo tentativo di rilancio per risanare una situazione economica già disperata per l'azienda di franchising.

Cosa rimarrà dunque di Pizza Hut e di tutti gli altri brand a cui gli americani sono tanto affezionati? Appartenendo questo marchio alla multinazionale YUM! Brands (insieme a KFC, Taco Bell e tanti altri), possiamo stare sicuri che le strade in giro per il mondo saranno ancora cosparse di punti vendita Pizza Hut, ma potrebbe darsi che questi non siano più gestiti sotto il franchising della NPC International. Insomma, un boccone amaro da digerire!

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