Le origini del pancarrè: il pane dei boia è nato a Torino!
Pane in cassetta, pan bauletto, pane da toast o pancarrè, insomma, tanti nomi per definire un prodotto di fama (e fame!) internazionale e dagli abbinamenti infiniti!
La storia della sua nascita ha dell’incredibile, perché frutto di una diatriba tra fornai e… assassini!
Proprio così!
Le fette di pane quadrate che tutti oggi conosciamo, protagoniste di colazioni, pranzi e cene, sono state inventate per sfamare i boia della Torino del XIX secolo!
Oggi vi raccontiamo questa curiosità assurda (o sarebbe meglio dire, assurdità curiosa) sulle origini di un alimento che siamo sicuri i nostri lettori avranno in dispensa!
Continuate a leggere per scoprire la leggenda del pancarrè!
La storia della sua nascita ha dell’incredibile, perché frutto di una diatriba tra fornai e… assassini!
Proprio così!
Le fette di pane quadrate che tutti oggi conosciamo, protagoniste di colazioni, pranzi e cene, sono state inventate per sfamare i boia della Torino del XIX secolo!
Oggi vi raccontiamo questa curiosità assurda (o sarebbe meglio dire, assurdità curiosa) sulle origini di un alimento che siamo sicuri i nostri lettori avranno in dispensa!
Continuate a leggere per scoprire la leggenda del pancarrè!
Il “pane capovolto” per i boia
Secondo i racconti popolari, il pane quadrato fu ideato nella città sabauda del 1800 dai fornai torinesi come forma di protesta nei confronti dei famigerati boia, che avevano l’ingrato compito di uccidere i condannati a morte durante le esecuzioni in piazza.
Assistendo a questi atti cruenti, i cittadini svilupparono un certo astio verso i giustizieri, sapendo per di più che percepivano uno stipendio altissimo per l’epoca: 2.000 lire all’anno! Nonostante fossero “dipendenti statali” senza alcun interesse personale a provocare la morte di altri individui, la comunità non li vedeva di buon occhio, tanto che iniziarono una serie di sommosse.
Queste coinvolsero anche un certo Piero Pantoni: si narra sia stato l’ultimo boia torinese del secolo, che viveva in via Franco Bonelli e a cui i panettieri del vicinato riservavano un trattamento poco gradito. Gli vendevano cioè il pane capovolto, un gesto di mal auspicio, con cui esprimevano tutto il loro disprezzo per l’uomo. Infastidito, il Pantoni segnalò la cosa alle autorità che, di tutta risposta, vietarono la pratica, ma questo ai fornai non andò giù.
È qui che i mastri panificatori ebbero l’idea di impastare un pane con una forma quadrata, in modo da poterlo servire al contrario, senza che nessuno se ne accorgesse.
Da questo scherzetto nacque, nella città sabauda, il pancarrè!
Assistendo a questi atti cruenti, i cittadini svilupparono un certo astio verso i giustizieri, sapendo per di più che percepivano uno stipendio altissimo per l’epoca: 2.000 lire all’anno! Nonostante fossero “dipendenti statali” senza alcun interesse personale a provocare la morte di altri individui, la comunità non li vedeva di buon occhio, tanto che iniziarono una serie di sommosse.
Queste coinvolsero anche un certo Piero Pantoni: si narra sia stato l’ultimo boia torinese del secolo, che viveva in via Franco Bonelli e a cui i panettieri del vicinato riservavano un trattamento poco gradito. Gli vendevano cioè il pane capovolto, un gesto di mal auspicio, con cui esprimevano tutto il loro disprezzo per l’uomo. Infastidito, il Pantoni segnalò la cosa alle autorità che, di tutta risposta, vietarono la pratica, ma questo ai fornai non andò giù.
È qui che i mastri panificatori ebbero l’idea di impastare un pane con una forma quadrata, in modo da poterlo servire al contrario, senza che nessuno se ne accorgesse.
Da questo scherzetto nacque, nella città sabauda, il pancarrè!
Dal pancarrè al tramezzino
Qualcuno dice che il pancarrè sia stato invento in Francia, per via del suo nome. In realtà, non è altro che un influsso linguistico che ha dato vita ad un grande equivoco.
“Pain carré" è un termine del dialetto piemontese che vuol dire "pane quadrato”: se la leggenda del boia si muove tra fantasia e racconti popolari, la paternità di questo alimento è certamente italiana. Prima del 1900, infatti, in letteratura non se ne trova traccia né in Francia né in altri paesi europei.
Il fatto che Torino sia la patria del tramezzino, oltretutto, non può essere solo un caso, non credete?
La signora Angela Nebiolo fu la prima nel 1926 a servire nel suo locale un tramezzino, facendo delle semplici fette di pane quadrate un capolavoro di gusto. Senza crosta e inizialmente farcito soltanto con burro e acciuga, anche il poeta Vate Gabriele D’Annunzio fu stregato dal tramezzino!
Il genio torinese sbarcò poi in America, dove venne lanciato qualche anno dopo il toast, fatto con pancarrè leggermente abbrustolite e mille ripieni possibili. Il resto? È storia!
“Pain carré" è un termine del dialetto piemontese che vuol dire "pane quadrato”: se la leggenda del boia si muove tra fantasia e racconti popolari, la paternità di questo alimento è certamente italiana. Prima del 1900, infatti, in letteratura non se ne trova traccia né in Francia né in altri paesi europei.
Il fatto che Torino sia la patria del tramezzino, oltretutto, non può essere solo un caso, non credete?
La signora Angela Nebiolo fu la prima nel 1926 a servire nel suo locale un tramezzino, facendo delle semplici fette di pane quadrate un capolavoro di gusto. Senza crosta e inizialmente farcito soltanto con burro e acciuga, anche il poeta Vate Gabriele D’Annunzio fu stregato dal tramezzino!
Il genio torinese sbarcò poi in America, dove venne lanciato qualche anno dopo il toast, fatto con pancarrè leggermente abbrustolite e mille ripieni possibili. Il resto? È storia!
Consigli di cucina
Oggi offrire del pancarrè a qualcuno non ha più una connotazione negativa come ai tempi delle esecuzioni capitali, per fortuna!
Farlo in casa è possibile e più facile di quel che possa sembrare: ecco la nostra ricetta, da seguire alla lettera per ottenere un panetto buono (è proprio il caso di dirlo) da morire!
Farlo in casa è possibile e più facile di quel che possa sembrare: ecco la nostra ricetta, da seguire alla lettera per ottenere un panetto buono (è proprio il caso di dirlo) da morire!