Prodotti bio al supermercato: sono sicuri?

Gli alimenti biologici, che costituiscono circa il 10% del mercato italiano e su cui molti consumatori si sono ormai orientati, si possono trovare comodamente sugli scaffali dei supermercati. Si tratta di prodotti sia di aziende che si sono concentrate sul settore del bio, sia realizzati appositamente per la catena di grande distribuzione che li commercializza, a marchio quindi del supermercato stesso. Qui si possono acquistare latte, formaggi, carne, frutta e verdura, ma anche biscotti, conserve, miele e marmellate, succhi, tè e cioccolato.
Varietà e comodità sono i punti di forza di questo canale di distribuzione, ma siamo sicuri siano prodotti davvero coltivati e realizzati secondo i dettami di agricoltura, allevamento e lavorazione bio?

Le criticità
I prodotti bio sono certificati da un marchio, attribuito dall’Unione Europea solo a ciò che rispetta precisi criteri e specifiche regole di produzione. A questo logo che identifica gli alimenti biologici se ne aggiungono altri di diverse associazioni di produttori che integrano, spesso in modo ancora più rigoroso, le disposizioni comunitarie.
Il solo logo europeo infatti non garantisce il rispetto di due regole che molti consumatori di questo tipo di prodotti ritengono importanti, se non essenziali: non è obbligatoria la provenienza da aziende locali, del territorio vicino al luogo di vendita (se quindi il prodotto bio viene da uno dei Paesi terzi riconosciuti dall’Unione, il suo trasporto ha comunque un effetto negativo in termini di consumo di carburante e produzione di gas inquinanti) e, in secondo luogo, è permessa la presenza, anche se minima (non può superare lo 0,9%) di ingredienti provenienti da coltivazioni che fanno uso di OGM.
Inoltre, i produttori bio non sono obbligati a lavorazioni esclusive, ma possono affiancare alle produzioni biologiche anche quelle convenzionali, con il rischio di contaminazioni.
Inquinamento, possibile presenza di elementi transgenici, lontananza tra luogo di produzione e quello di commercializzazione: sono queste le critiche principali mosse ai prodotti etichettati come bio e venduti nei supermercati.
Molti si chiedono anche: i costi relativamente bassi dei prodotti venduti come biologici nella grande distribuzione, inferiori anche in modo significativo rispetto a quelli che si possono acquistare direttamente dall’azienda agricola, come possono rendere conto di un equo compenso ai lavoratori e dei costi di un sistema agricolo meno massificato e quindi più dispendioso? La questione rimane controversa: bisogna infatti anche considerare che l'agricoltura bio abbatte le spese di acquisto di sostanze fertilizzanti e antiparassitarie, per esempio, e in generale tutte quelle relative alla distribuzione in città o paesi lontani, se si tratta i prodotti a km 0.
Un altro elemento di criticità è la presenza degli imballi: non hanno alcuna relazione con la genuinità dei prodotti che contengono, ma certo sono lontani dalla scelta di ridurre scarti, spazzatura e inquinamento che spesso si accompagna a quella di acquistare prodotti bio.

Soluzioni
Comodi, con tanta scelta e a portata di mano, ma al contempo potenzialmente inquinanti, per il trasporto e la presenza degli imballi, e non sempre completamente privi di sostanze OGM o contaminate. In poche parole questi sono gli argomenti a favore e contro la vendita dei prodotti bio nei supermercati.
Chi ha fatto una scelta intransigente, anche dal punto di vista etico, preferisce quindi rivolgersi direttamente alle aziende agricole e ai singoli produttori, mentre negli altri casi rimane valido un consiglio generale: leggete le etichette, verificate la presenza di una o più certificazioni serie sul prodotto e rimanete sempre informati sulle politiche e le regole che riguardano il settore bio.

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