Alimenti e additivi da evitare in cucina

A causa della vita frenetica che conduciamo, siamo spesso portati ad acquistare cibi già pronti o comunque rapidi da preparare.
Attenzione però, perché nutrire e riempire lo stomaco non sono la stessa cosa. Adottare un regime alimentare sano è importante; per farlo nella maniera più corretta, dobbiamo prestare attenzione al tipo di alimenti che consumiamo.
Gli alimenti confezionati, rispetto a quelli freschi, spesso hanno un valore nutritivo inferiore, mentre abbondano in calorie. Tutta colpa degli additivi e dei conservanti.

Gli additivi
Sono sostanze che l’industria alimentare utilizza per preservare la freschezza dei cibi, per rallentare la crescita dei microbi o per evitare che gli alimenti si irrancidiscano. Vengono impiegati per migliorarne l’aspetto come, per esempio, i coloranti, gli addensanti, gli emulsionanti, i dolcificanti e gli esaltatori di sapidità. Vi sono infine i cosiddetti additivi tecnologici che servono solo per facilitare la lavorazione degli alimenti ma che alla fine non apportano alcun “beneficio” al prodotto. Parliamo per esempio di additivi anti-schiuma o anti-agglomeranti.

Ma quali sono di preciso gli additivi da evitare?
Alcuni hanno nomi strani e passano perciò inosservati, altri invece hanno nomi più familiari e possiamo quindi individuarli meglio:
  • Olio di palma: è presente in quasi tutti gli alimenti confezionati, dolci o salati. Lo troviamo sotto la dicitura di “oli vegetali” ed è estremamente dannoso per l’organismo poiché ha un elevato contenuto di grassi saturi (50% se l’olio deriva dal frutto mentre 80% se deriva dai semi).
  • Ftalati: sono ormoni sintetici impiegati sia per la conservazione dei prodotti in lattina sia per l’igiene e la cura personale. Alcuni studi hanno dimostrato che potrebbero favorire l’insorgenza del diabete, o peggio, disturbi neurodegenerativi.
  • Bisfenolo A: un altro ormone sintetico spesso impiegato nella realizzazione degli utensili da cucina in plastica e dei biberon (per questi ultimi l’Unione Europea ha deciso di vietarne l’impiego). È presente anche nelle lattine per gli alimenti e negli scontrini (quelli dalle scritte evanescenti, l’incubo dei bravi consumatori che tentano conservarli come prova di garanzia).
  • Glutammato monosodico: si trova nel dado da cucina, nella salsa di soia, nei piatti già pronti e negli snack salati. Attenzione ai prodotti che lo contengono perché un’elevata assunzione può causare mal di testa, squilibri ormonali, obesità e danni celebrali.
  • Grassi idrogenati: in etichetta si trovano sotto la voce “oli vari”. Sono praticamente ovunque, in tutti i prodotti confezionati da forno, negli snack e in alcuni prodotti surgelati. I grassi idrogenati sono responsabili dell’aumento del colesterolo cattivo e, contestualmente, dell’abbassamento del colesterolo buono. Inoltre provocano un irrigidimento dei vasi sanguigni e problemi alla circolazione.
  • Piombo: come tutti ben sanno, si tratta di un metallo pesante in grado di accumularsi nell’organismo. Questo, a lungo andare, provoca l’insorgenza di gravi patologie come l’anemia, la perdita dell’udito, disturbi comportamentali e danni al sistema nervoso.

I conservanti
I conservanti hanno il compito di prolungare la vita dei cibi. Sono utili per evitare le intossicazioni, come per esempio quella da botulino, ma talvolta possono essere nocivi per la nostra salute.

Quali evitare
Così come abbiamo fatto per gli additivi, vediamo quali sono i conservanti da evitare:
  • Acido benzoico: da solo o con l’acido ascorbico, si trova spesso all’interno delle marmellate, delle confetture, delle gelatine, delle gomme da masticare e nelle bevande analcoliche. In realtà prodotti come la marmellata e la confettura non avrebbero bisogno di conservanti, ma le regole dell’industria sono diverse da quelle che vigono all’interno delle nostra mura domestiche. La migliore marmellata resta sempre quella preparata con le nostre mani e messa poi sottovuoto per poterla conservare a lungo.
  • Anidride solforosa: si trova nel vino, nella birra, in alcuni succhi di frutta e nella senape. La sua tossicità è in grado di distruggere alcune vitamine come, per esempio, la tiamina.
  • Acido p-Idrossibenzoico: è utilizzato nei paté, nelle gelatine dei prodotti in scatola a base di carne e nella frutta a guscio ricoperta.
  • Tiabendazolo e derivati fenolici: per la loro tossicità sono vietati in Australia. Solitamente sono impiegati per il trattamento della superficie degli agrumi e delle banane per cui, nel caso fosse necessario utilizzare la scorza di limoni o arance per cucinare, è sempre meglio optare per quelle di provenienza biologica.
  • Netamicina: è un antibiotico utilizzato sulla superficie dei formaggi come i provoloni. Se ingerita questa sostanza può causare problemi intestinali.

Per il momento questi sono gli additivi e i conservanti consentiti ad oggi in Italia. Ad ogni modo, l’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) analizza continuamente i vecchi e i nuovi additivi presenti sul mercato, per cui sarebbe una buona abitudine tenersi sempre aggiornati al riguardo. Ne va della nostra salute.

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