Chiacchiere di carnevale: origine del nome
La festa più mascherata e colorata di sempre sta per arrivare e sapere che cos’è la cosa più bella del Carnevale? Che ogni sgarro vale!
Quanti dolci squisiti si possono gustare in questo periodo? Tantissimi!
Le castagnole, le zeppole, il migliaccio, le graffe, le chiacchiere.
Quanta bontà!
Ma oggi è proprio delle ultime che vogliamo parlare.
Che sono deliziose è un dato di fatto, ma sapete perché vengono chiamate così?
La vostra fame di sapere si fa sentire, eh?
Allora iniziamo!
Quanti dolci squisiti si possono gustare in questo periodo? Tantissimi!
Le castagnole, le zeppole, il migliaccio, le graffe, le chiacchiere.
Quanta bontà!
Ma oggi è proprio delle ultime che vogliamo parlare.
Che sono deliziose è un dato di fatto, ma sapete perché vengono chiamate così?
La vostra fame di sapere si fa sentire, eh?
Allora iniziamo!
Le chiacchiere: le origini
Tra i dolci più conosciuti del Carnevale, antica festa della tradizione cristiana, ci sono le chiacchiere, sottili sfoglie di pasta fritta, preparate con zucchero, farina, uova, grappa, aroma di limone e burro.
Si tratta di una preparazione molto antica che, secondi diversi storici, ha origine nell’epoca romana.
Secondo la tradizione, infatti, durante i Saturnali (festività antenate del Carnevale), gli antichi romani erano soliti dedicarsi alla preparazione di dolci a base di farina e burro, i quali venivano poi fritti nello strutto (un grasso di origine animale). Il loro nome era, proprio per questo, “frictilia”.
Questi venivano poi serviti in grosse quantità ai cittadini del paese accompagnati da del sanguinaccio.
Anche i romani avevano scoperto il segreto della felicità: cibo da gustare in compagnia!
Oggi, la ricetta ha subito qualche trasformazione, lo strutto, infatti, non viene più particolarmente utilizzato e anche il nome non è rimasto invariato: non si parla più di frictilia, ma di chiacchiere. Sapete perché?
Si tratta di una preparazione molto antica che, secondi diversi storici, ha origine nell’epoca romana.
Secondo la tradizione, infatti, durante i Saturnali (festività antenate del Carnevale), gli antichi romani erano soliti dedicarsi alla preparazione di dolci a base di farina e burro, i quali venivano poi fritti nello strutto (un grasso di origine animale). Il loro nome era, proprio per questo, “frictilia”.
Questi venivano poi serviti in grosse quantità ai cittadini del paese accompagnati da del sanguinaccio.
Anche i romani avevano scoperto il segreto della felicità: cibo da gustare in compagnia!
Oggi, la ricetta ha subito qualche trasformazione, lo strutto, infatti, non viene più particolarmente utilizzato e anche il nome non è rimasto invariato: non si parla più di frictilia, ma di chiacchiere. Sapete perché?
Perché si chiamano chiacchiere?
A seconda delle regioni d’Italia, si sente parlare di “bugie”, “sfrappe”, “cioffe”, “cróstoli” o “maraviglias”, ma sono più comunemente conosciute come “chiacchiere”!
Un nome particolare, che ci dice molto della sua origine. Si narra che l’idea di questo appellativo derivi da Raffaele Esposito, il cuoco di corte napoletano della regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I. Questa, secondo la leggenda, aveva richiesto di allestire un piccolo rinfresco per rifocillare i suoi invitati durante un pomeriggio d’intrattenimento. Il cuoco, allora, ha avuto la brillante idea di preparare il tipico impasto fritto a base di farina e uova e di servirlo ai commensali durante le loro accese chiacchiere tra reali.
Da qui il nome di questo squisito dolce.
Se ci pensate, poi, si tratta di un delizioso pasto che può essere facilmente condiviso con i nostri invitati e che abbia la forma di un fiocco o di un nodo, fa sì che ogni chiacchiera tiri l’altra, non credete?
Un nome particolare, che ci dice molto della sua origine. Si narra che l’idea di questo appellativo derivi da Raffaele Esposito, il cuoco di corte napoletano della regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I. Questa, secondo la leggenda, aveva richiesto di allestire un piccolo rinfresco per rifocillare i suoi invitati durante un pomeriggio d’intrattenimento. Il cuoco, allora, ha avuto la brillante idea di preparare il tipico impasto fritto a base di farina e uova e di servirlo ai commensali durante le loro accese chiacchiere tra reali.
Da qui il nome di questo squisito dolce.
Se ci pensate, poi, si tratta di un delizioso pasto che può essere facilmente condiviso con i nostri invitati e che abbia la forma di un fiocco o di un nodo, fa sì che ogni chiacchiera tiri l’altra, non credete?