Prugne secche
Caratteristiche generali
La pianta delle prugne, Prunus domestica, ha origine in Asia, ma è coltivata nel Vecchio Continente già dall’anno Mille. Oggi le prugne secche più famose sono quelle californiane, introdotte tuttavia in America solo a partire dal XIX secolo. Le zone d’Italia atte alla produzione sono il Piemonte, il Trentino, le Marche, l’Emilia Romagna e la Campania.
Le loro proprietà lassative sono ben note: tutto merito degli acidi organici di cui questo frutto è composto, ovvero zuccheri ad azione osmotica (tra cui, il sorbitolo) e ossifenisatina, una sostanza spesso impiegata nella produzione dei farmaci, appunto, lassativi. Bastano poche quantità di prugne secche, circa 50-100 grammi, per regolare l’azione dell’intestino, per cui, attenzione, un uso eccessivo può causare diarrea, meteorismo e gonfiore intestinale.
Ancora altri principi fanno di questo frutto un vero e proprio toccasana per l’organismo. Il processo di essiccazione, riducendo la concentrazione d’acqua, permette di ottenere un condensato di sostanze nutritive: fibre solubili e insolubili, potassio, magnesio, zinco, vitamine A, C e K, beta-carotene e zuccheri facilmente assimilabili (glucosio e fruttosio). Le prugne secche garantiscono così un’azione antiossidante, capace di contrastare i radicali liberi, oltre che a fornire proprietà energizzanti, toniche e naturalmente depurative. Pelle, unghie e capelli sono le parti del corpo che maggiormente beneficiano dell’azione preventiva (e curativa) contro l’invecchiamento.
Le loro proprietà lassative sono ben note: tutto merito degli acidi organici di cui questo frutto è composto, ovvero zuccheri ad azione osmotica (tra cui, il sorbitolo) e ossifenisatina, una sostanza spesso impiegata nella produzione dei farmaci, appunto, lassativi. Bastano poche quantità di prugne secche, circa 50-100 grammi, per regolare l’azione dell’intestino, per cui, attenzione, un uso eccessivo può causare diarrea, meteorismo e gonfiore intestinale.
Ancora altri principi fanno di questo frutto un vero e proprio toccasana per l’organismo. Il processo di essiccazione, riducendo la concentrazione d’acqua, permette di ottenere un condensato di sostanze nutritive: fibre solubili e insolubili, potassio, magnesio, zinco, vitamine A, C e K, beta-carotene e zuccheri facilmente assimilabili (glucosio e fruttosio). Le prugne secche garantiscono così un’azione antiossidante, capace di contrastare i radicali liberi, oltre che a fornire proprietà energizzanti, toniche e naturalmente depurative. Pelle, unghie e capelli sono le parti del corpo che maggiormente beneficiano dell’azione preventiva (e curativa) contro l’invecchiamento.
Stagione
Il periodo di raccolta, e quindi di consumo, va da giugno a ottobre.
Tipi/Varietà
Esistono tre famiglie di prugne, asiatico-europee, cino-giapponesi e americane, a loro volta, suddivise in sotto categorie. In Italia le varietà più note sono la Florentia, la Goccia d’oro e la Santa rosa (per lo più rotonde e dalla pelle gialla), ma le più adatte all’essiccazione sono la Sugar, particolarmente ricca di zuccheri, la California Blue, tonda e dal colore blu-violaceo e la Stanley di colore viola scuro.
Uso in cucina
Dalle classiche marmellate alle elaborazioni per ripieni di pasta e carne, dai decotti alle torte, l’uso delle prugne secche in cucina non ha limiti. Qualche esempio? Spiedini di frutta, arrosto di maiale ripieno, ravioli con vellutata alle prugne, gnocchi di prugne, prugne secche avvolte in pancetta…
Come pulire
Le prugne secche vanno lavate rapidamente in acqua fredda e asciugate tamponando delicatamente con un panno pulito.
Guida all’acquisto
Si trovano facilmente in confezioni di diversi formati nei supermercati. Occorre in questo caso controllare la data di scadenza.
Metodo di conservazione
Una volta aperta la confezione, è meglio conservare le prugne secche in un luogo buio e asciutto, preferibilmente in barattoli di vetro chiusi ermeticamente.
Curiosità
In Italia si è soliti chiamare le prugne anche susine, termine a sua volta derivato dalla città di Susa, capitale del regno persiano. Tale etimologia confermerebbe le origini asiatiche del frutto.